Mancavamo da molto noi di Volvo da Castelfranco, bellissima cittadina della Marca Trevigiana che ha dato i natali al Giorgione. Siamo tornati da Nicola Dinato al suo Feva, probabilmente uno dei ristoranti italiani più convenienti in rapporto all’alta qualità offerta con un ambiente di sobria eleganza e una splendida cucina a vista.
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Treviso all’avanguardia: Undicesimo Vineria
Treviso, provincia quanto mai sonnacchiosa sotto il profilo gastronomico, inizia a dare i primi veri segni di risveglio. Da un lato il pubblico che comincia timidamente ad accorgersi che oltre la tradizione esiste un mondo da scoprire, dall’altro uomini coraggiosi come Regis Ramos Freitas e Francesco Brutto, i quali trasformano un (quasi) anonimo locale di periferia in una meta che è un peccato mortale perdere. Noi di Volvo amiamo le novità; se poi queste ci lasciano piacevolmente sbalorditi, allora è un piacere doppio potervele raccontare. Partiamo da un ambiente intimo, elegante e ben illuminato, per passare a un servizio felpato, di grande competenza e cordialità e arrivare poi a una cucina che non può lasciare indifferenti. Una lunga esperienza con Pier Giorgio Parini al Povero Diavolo di Torriana già lascia presagire uno stile di grande classe e una conoscenza molto approfondita della botanica applicata al palato. Di bello c’è però che Francesco Brutto non si rivela un satellite del famoso collega, perché, pur giovanissimo, ha già una mano tutta sua. Piatti diretti, pensati con pochissimi ingredienti (quasi mai più di tre) e un istinto che spinge su gusti spesso estremi e allo stesso tempo perfettamente comprensibili. Qui siamo oltre il concetto di equilibrio, semplicemente perché non serve più. Perciò andiamo direttamente sul gusto, che non sarà mai privo d’impatto.
Così si inizia con tre piccoli colpi di genio: il fegato di rana pescatrice, il cuore di palamita con salsa BBQ, il fegato di piccione con rapa, rose e basilico artico
Far Fiò, agriturismo e alta qualità
Percorrendo strade in lungo e in largo a noi di Volvo piace scoprire nuovi luoghi del gusto, magari, come in questo caso, piacevolmente inaspettati. Non è semplicissimo infatti trovare un agriturismo “vero”, con i crismi di una produzione propria e in cui genuinità e ottima cucina si ritrovino in un matrimonio d’amore. Questo posto, defilata meta verde a pochi chilometri da Treviso, rappresenta una bella storia: il nome deriva da “far filò”, il ritrovarsi d’inverno nella stalla (essendo essa il punto più caldo), mentre i vecchi raccontavano storie e il resto della famiglia si dedicava ad altri lavori, dall’impagliare sedie a lavorare a maglia. Padre e figlio recuperano una struttura di metà 800 e la riportano in vita in un bel contesto bucolico. Il primo a sovrintendere l’azienda agricola, il secondo, 23 anni appena, a “giocare” in cucina con cognizione di causa, curiosità e tecnica da ristorante di tono. Va da sé che piatti e gusti sono nitidi e semplici, ma siamo ben distanti dalla media di locali del genere, in cui spesso la qualità non è quella promessa. A partire dal pane, Christian Fava è rigoroso e non transige su ingredienti e cotture.