La Peca, gusto e sostanza a Lonigo

Siamo arrivati a una tappa importante dei nostri viaggi nel gusto con Volvo, dopo tanti racconti è giunto il momento di prenderci un attimo di riposo. Perciò, prima di congedarci, almeno per un po’, abbiamo scelto un luogo del cuore, un ristorante in cui almeno una volta bisognerebbe passare per capire fino in fondo cosa significhi accoglienza, quale sia la quintessenza del menu di un ristorante dove si fa ricerca senza stravolgere ingredienti e sapori. Dove insomma imparare ad affrontare la cosiddetta “alta cucina” senza paura, prima di addentrarsi nei meandri e tra le cime impervie della creatività. Ebbene, sono trent’anni ormai che i fratelli Portinari in quel di Lonigo lasciano quotidianamente la loro impronta, peca appunto. Mani davvero difficili da confondere quelle di Nicola e Pierluigi. Se il primo è lo chef tout-court, il secondo realizza dessert che spaziano andando e venendo tra i confini di dolce e salato, in una perfetta armonia gustativa.

Lasciatevi quindi tentare da uno dei corposi, affascinanti menu degustazione, preceduti da amuse bouche come si deve, a partire da una piccola gioia come gli asparagi con legumi e pomodori disidratati

peca asparagi

Bellissimo gioco i tre piselli nel baccello: pomodoro, pescatrice e lime racchiusi in un involucro fatto di clorofilla e concentrazione

peca pisello

La laguna veneta è un’esplosione di iodio. Il mare che si riversa sul palato tra alghe, mitili e crostacei che si inseguono nel piatto

peca laguna

Pescatrice con tartufo nero, emulsione al lime, ristretto di pomodoro affumicato e gocce cremose di finferli. Mare e montagna, terra e acqua e sapore

peca pescatrice

Soffici di zucca farciti di tannino con topinambur e consommé di terra: un piatto appunto terragno, forte, mitigato dal dolce della zucca e di lunghissima persistenza

peca zucca

Lumache in tre consistenze, piatto gourmand per eccellenza

peca lumache

Ruote pazze, cappesante piselli e yuzu, un formato di pasta caro al cuoco. Una riuscita, ghiotta invenzione primaverile

peca ruote

Non ci si ferma mai, mai un attimo di tregua per il godimento del palato: ecco gli gnocchetti di topinambur con rosole, succo di coniglio e taralli. Note dolci, amare, terrose e piccolo capolavoro di equilibrio

peca topin

Anguilla (come riesce a renderla leggera, sgrassata, irresistibile!) in forno di braci con guava e tamarindo

peca anguilla

La lepre con ravioli di rapa e le sue interiora? È solo un peccato che boccone dopo boccone, sia destinata a finire. Un piatto dalla valenza passionale, per intenditori. Semplicemente buonissimo

peca lepre

Capitolo dolci. Dolci? Con Pierluigi Portinari il termine è decisamente limitante. Accontentiamoci di dire che siamo dopo i secondi, in attesa di pulire il palato con qualcosa di speciale.

Ecco quindi il semifreddo al pepe verde con ravanelli, tetragonia, tartufo nero e arance. Difficile descriverlo senza farvelo gustare…

peca dolce tartufo

Un classico intramontabile: ravioli croccanti alla creme brûlée con agrumi infusi alla vaniglia

peca brulee

I bignè fritti e glassati allo yuzu con gelato al kumquat, altra ghiottoneria

peca bigné

Si termina in finezza e freschezza, con fiori miele e mandorle (semifreddo con fiori, miele e sorbetto al latte di mandorle)

peca vegano

Un’esperienza di questo genere, va da sé, ha un costo. Ma almeno uno dei menu degustazione tra i 130 e i 180 euro vale il viaggio (per i meno temerari ci sono, volendo, anche proposte da 40 e 80 euro).

Un giovane maestro del vino come Matteo Bressan e Cinzia Boggian alla supervisione della sala completano la base di un team ad altissime prestazioni.

Buon viaggio!

LA PECA