Indelebili impronte di gusto a La Peca

Lonigo è un bel centro più o meno a metà strada tra Vicenza e Verona. La cittadina da sola vale il viaggio e il navigatore della vostra Volvo vi condurrà con precisione ovunque desideriate. Dalla splendida Rocca Pisana di Scamozzi all’elegante Villa Pisani di Andrea Palladio nella frazione di Bagnolo, a uno dei migliori ristoranti d’Italia.

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La Peca è una creatura di due fratelli la cui esposizione mediatica, di encomiabile rigore quasi monastico in questi tempi di chef primedonne alla ribalta, è inversamente proporzionale alla soddisfazione che sa donare con la stessa intensità sia al gourmet più scafato sia a chiunque voglia godere un’esperienza di alta cucina comprensibile e allo stesso tempo di grande originalità. Il che rappresenta una sintesi davvero rara: grande tecnica, sapori netti, ingredienti calibrati e riconoscibili che conducono all’esperienza dell’agio. Grazie anche a un’accoglienza che rifugge dallo schematismo ingessato per mettere il cliente al centro e coccolarlo passo dopo passo in un ambiente elegante e luminoso. A partire dal personalissimo tocco dei centritavola concepiti e realizzati da Cinzia Boggian, la quale governa con morbida sapienza la sala, coadiuvando il marito e patron, nonché eccellente pasticcere, Pierluigi Portinari.
Nicola Portinari è lo chef: stanarlo dalla cucina non è semplice perché quello è il suo regno e lì dà il meglio di sé, alla continua ricerca dell’ingrediente perfetto e dell’armonia nell’abbinamento. Anche se il territorio segna una presenza importante in tutto il menu, la regola aurea è che la materia prima dev’essere il meglio a prescindere da quale parte del mondo possa arrivare.
Partiamo con un benvenuto divertente, colorato e gustoso: la ricostruzione di una carota in agrodolce con caprino e terra di porcini

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La parmigiana di melanzane con granella di Grana Padano, gelatina di pomodoro e granita di sedano regala un’ulteriore nota di freschezza

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Strepitosa la sequenza di sapori che sprigiona dai cefalopodi in miniatura con esploso di gazpacho, in cui i singoli ingredienti si esaltano l’uno con l’altro

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L’intensità sfida il palato e vince una sequenza di gusti che vanno dalla morbida suadenza della battuta di carne alla forza del mollusco, alla freschezza nei tartufi di crudità cremosa e iodato di canestrelli con tartufo nero e pane biscotto in bagna di pomodoro spremuto all’olio verde

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Concentrazione, contrasti luculliani e cottura perfetta per gli spaghettoni al cipollotto rosso di Cannara con caviale e crudità di triglia

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Ancora intensità, carattere e grande gusto: si tratta dei passatelli di pecorino di Mossano al timo con brodo di agnello con fegato grasso tostato e pancetta

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Ecco un secondo di carne a chilometro quasi zero: il succulento agnello di San Giovanni Ilarione in tutte le sue parti..da intenditori lo strudel di frattaglie!

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Predessert all’altezza del contesto: freschissima la pellicola di latte con agrumi, mandorle e crema pasticcera

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La chiusura, se possibile ancora in crescendo, è una grande creazione di Pierluigi, capolavoro di finezza: spugna di mentuccia romana con fragole, gelato all’alloro, olio extravergine di oliva e sale nero

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Incredibile ma vero, dopo una sequenza di piatti così articolata ci si aspetterebbe di provare una sazietà assoluta…eppure la leggerezza senza pari di una cucina pensata per evitare al massimo igrassi e ogni altro elemento che la possa appesantire lascia spazio alla squisita piccola pasticceria.

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Non manca a La Peca una carta dei vini di altissimo livello: lasciatevi consigliare anche al calice dal giovane e bravo Matteo Bressan.
La spesa, adeguata al livello del locale, è sui 130 euro alla carta. Disponibili due bei menu degustazione a 120 e 130 euro.
La Peca

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